Nella gestione dei rifiuti aziendali, l’identificazione corretta del materiale o dell’oggetto da smaltire è la base per garantire il rispetto delle normative ambientali. In questo contesto, si utilizza il codice EER (Elenco Europeo dei Rifiuti), ovvero la classificazione ufficiale adottata a livello europeo. In Italia, però, è ancora molto diffuso anche il termine codice CER, storicamente usato per definire la stessa tipologia di codici.
Ma cosa cambia in concreto tra codice EER e codice CER? Dove si trovano e come vanno utilizzate queste informazioni nei documenti ufficiali? Facciamo chiarezza.

Codice EER: significato
Il codice EER (Elenco Europeo dei Rifiuti) è una classificazione numerica composta da sei cifre, suddivise in tre coppie, che consente di identificare in modo univoco la tipologia del rifiuto. La prima coppia specifica la fonte che lo ha generato, ossia il settore produttivo di provenienza (ad esempio, l’industria termica, l’estrazione dei materiali, le attività generiche o rifiuti da apparecchiature); la seconda precisa il processo e/o la lavorazione che ha originato lo scarto (come gli scarti da lavorazioni meccaniche e fisiche di metalli, i rifiuti da processi chimici organici di base, le apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso); la terza, infine, indica la singola tipologia del rifiuto.
Che differenza c'è tra il codice EER ed il codice CER?
CER ed EER sono sinonimi, ma “EER” è il termine corretto da utilizzare oggi.
Il termine CER (Codice Europeo dei Rifiuti) era utilizzato fino al 2015, ma con l’adeguamento alla normativa comunitaria si è passati ufficialmente a parlare di EER. Tuttavia, nel linguaggio corrente italiano l’acronimo CER è rimasto in uso per lungo tempo. In realtà, la struttura dei codici non è cambiata, è diversa solo la denominazione: codice CER ed EER identificano lo stesso elenco, però la dicitura corretta e aggiornata, secondo la normativa europea, è EER (European Waste Catalogue o European Waste List in ambito UE).
Dove si trova l’elenco di codici EER
L’elenco completo dei codici EER è disponibile nell’allegato alla Decisione 2014/955/UE della Commissione Europea, che aggiorna e integra la precedente Decisione 2000/532/CE.
Questo documento riporta in modo sistematico tutte le categorie di rifiuti suddivise per capitoli (individuati dalla prima coppia di cifre), con relative sottocategorie e codici specifici.
In Italia, l’elenco può essere consultato anche attraverso i portali ufficiali del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica o tramite i software gestionali ambientali utilizzati da imprese e operatori del settore per la corretta classificazione e gestione dei rifiuti. È importante fare riferimento sempre alla versione aggiornata dell’elenco per garantire la conformità normativa nella gestione dei rifiuti.
Funzione del codice EER
Il codice EER svolge un ruolo cruciale nella classificazione dei rifiuti, fondamentale per gestirli correttamente e in conformità alla normativa europea. Consente infatti di identificare i rifiuti pericolosi, applicando le misure di sicurezza necessarie per il loro trattamento e smaltimento.
Ha inoltre una funzione chiave nella tracciabilità, poiché permette di seguire il percorso del rifiuto dalla produzione fino alla destinazione finale.
Il codice EER rifiuti è obbligatorio in tutta la documentazione relativa alla gestione dei rifiuti, come ad esempio:
- FIR (Formulario di Identificazione del Rifiuto): documento che accompagna ogni trasporto di rifiuti e ne certifica origine, tipologia e destinazione. Di norma, il codice EER viene inserito dal trasportatore autorizzato, ma deve essere confermato e sottoscritto dal produttore prima della partenza, a garanzia della correttezza delle informazioni riportate.
- Registri di carico/scarico: indispensabile per i produttori e gestori di rifiuti, dove vengono annotate tutte le operazioni di produzione, trasporto e trattamento.
- MUD (Modello Unico di Dichiarazione ambientale): dichiarazione annuale che riassume la quantità e la tipologia dei rifiuti prodotti o gestiti, da presentare alla Camera di Commercio.
- RENTRI (Registro Elettronico Nazionale per la Tracciabilità dei Rifiuti): il nuovo sistema digitale introdotto per monitorare e tracciare in modo efficiente il ciclo dei rifiuti. Questo adempimento è obbligatorio solo per alcune categorie di operatori, con tempistiche differenziate a seconda della tipologia e delle dimensioni dell’azienda. Verifica nell’approfondimento sul RENTRI se la tua impresa è fra quelle tenute all’iscrizione.
Assegnare il codice corretto è responsabilità del produttore del rifiuto e rappresenta il primo passo per garantirne una gestione corretta, tracciabile e conforme alla normativa ambientale.

Struttura del codice EER
Come abbiamo anticipato, il codice EER è composto da sei cifre suddivise in tre coppie (XX XX XX), in cui:
- la prima indica il settore di attività che ha generato il rifiuto;
- la seconda descrive il processo produttivo o la lavorazione;
- la terza identifica la specifica tipologia di rifiuto.
Ecco, di seguito, alcuni esempi:
- Il codice EER 17 09 04 si riferisce ai rifiuti edili misti, non pericolosi.
- Il codice EER 20 03 01 rappresenta la spazzatura urbana indifferenziata.
- Il codice EER 16 02 14 identifica un computer fuori uso non contenente componenti pericolosi.
Per trovare il codice corretto, è necessario valutare l’origine e la composizione del rifiuto, consultando l’elenco ufficiale EER o utilizzando strumenti digitali messi a disposizione da enti e piattaforme ambientali.
Codice “Pericoloso”: come identificarlo
All’interno dell’elenco EER, alcuni codici sono contrassegnati come “pericolosi” perché identificano rifiuti che contengono sostanze dannose per la salute umana o per l’ambiente.
Questi codici sono facilmente riconoscibili perché terminano con un asterisco (*): ad esempio, il codice 13 02 05* indica un olio esausto contenente alogeni. La pericolosità di un rifiuto si valuta in base alle sue caratteristiche chimico-fisiche e alla presenza di sostanze classificate come pericolose secondo il Regolamento CLP (CE n. 1272/2008).
Per identificare un rifiuto pericoloso, è necessario analizzarne la composizione e, quando previsto, allegare una scheda di sicurezza o un’analisi chimica che ne certifichi le proprietà. Una classificazione corretta è indispensabile per adottare le misure di gestione, trasporto e smaltimento più idonee, nel rispetto delle normative vigenti.
Codici EER e RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche)
Una categoria frequente per le imprese è rappresentata dai RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche). In questo ambito, il Codice EER è un tassello indispensabile per lo smaltimento dei RAEE aziendali, poiché serve a identificare i rifiuti tecnologici – come computer e schermi, stampanti, elettrodomestici, TV – che devono essere trattati secondo specifiche procedure, sia per la presenza di componenti pericolosi che per l’opportunità di recuperare materiali preziosi, in un’ottica di economia circolare.
Tra i codici EER più comuni per i RAEE aziendali troviamo:
- 16.02.11*. apparecchiature fuori uso contenenti clorofluorocarburi (nonchè HCFC e HFC per i professionali);
- 16 02 13*: apparecchiature fuori uso contenenti sostanze pericolose;
- 16 02 14: apparecchiature fuori uso senza sostanze pericolose.
Questi codici si applicano a dispositivi tecnologici come:
- pannelli fotovoltaici dismessi;
- distributori automatici di bevande o snack;
- frigoriferi aziendali, banchi frigo e impianti di refrigerazione;
- computer aziendali;
- stampanti e fotocopiatrici;
- apparecchiature per la climatizzazione come condizionatori, chiller e pompe di calore;
- lampade al neon;
L’attribuzione corretta del codice EER è essenziale per individuare la tipologia del rifiuto e, come abbiamo anticipato, per stabilire se è pericoloso, quindi per scegliere il trattamento adeguato.
Dismeco: il punto di riferimento per il trattamento dei RAEE
In un settore complesso e rigorosamente regolamentato come quello dei RAEE, è essenziale affidarsi a operatori specializzati e autorizzati. Dismeco, prima impresa in Italia a occuparsi del trattamento dei rifiuti elettrici, si distingue per l’approccio altamente qualificato, la sostenibilità dei processi e la conformità alle normative europee.
Operativa in Emilia Romagna e iscritta all’Albo dei Gestori Ambientali, l’azienda bolognese opera senza intermediari e segue tutte le fasi della filiera, dalla raccolta dei rifiuti presso il produttore alla valorizzazione delle componenti riciclabili, passando per il trasporto con personale e automezzi autorizzati. Grazie a una lunga esperienza e a impianti tecnologicamente avanzati, che assicurano lo stoccaggio in ambienti protetti e la bonifica delle componenti pericolose, Dismeco garantisce un trattamento sicuro e tracciato dei RAEE, con particolare attenzione al recupero dei materiali e alla riduzione dell’impatto ambientale.
Inoltre, promuove progetti concreti per l’ambiente e la comunità di riferimento in molte città italiane, in un’ottica di condivisione sociale e sostenibilità, confermandosi un partner strategico per le imprese e gli enti che vogliono coniugare efficienza, legalità e responsabilità ambientale nella gestione dei propri rifiuti tecnologici.
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