Economia circolare: significato e vantaggi per le aziende

Immagina un mondo in cui i rifiuti non esistono più, perché sono stati gestiti correttamente e riciclati, e dove ogni prodotto giunto a fine vita può essere riparato o trasformato in qualcosa di nuovo. È questa l’essenza dell’economia circolare, un sistema rigenerativo che sovverte le regole tradizionali del consumismo e riscrive l’avvenire del pianeta in ottica sostenibile. In un’epoca in cui l’impatto ambientale è al centro del dibattito, questo approccio rappresenta non solo una necessità, ma una doverosa opportunità di cambiamento, che guarda oltre lo spreco e l’inquinamento proponendo un modello in cui le risorse sono utilizzate in modo intelligente e rigenerativo.

In questo articolo approfondiremo dunque cosa significa in concreto “economia circolare”, cosa prevede a questo proposito l’Agenda 2030 e quali vantaggi comporta rispetto al modello lineare, in particolare per le imprese. Dopodiché, vedremo alcuni esempi industriali virtuosi e perché la circolarità può e deve coinvolgere i rifiuti tecnologici.

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Economia circolare: cosa significa passare da spreco a risorsa

L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che promuove la massimizzazione dell’uso di risorse esistenti attraverso pratiche più responsabili come la condivisione, il prestito, il riutilizzo, la riparazione, il ricondizionamento e il riciclo. L’obiettivo è duplice: supportare le imprese verso il cambiamento del proprio modello economico ed estendere la vita utile dei prodotti, riducendo al minimo sia l’estrazione delle materie prime sia la produzione di rifiuti. Quando un oggetto esaurisce la sua funzione, i materiali che lo compongono vengono, ove possibile, riciclati e reintegrati nel ciclo produttivo, generando nuovo valore.

Riciclare e recuperare, dunque. Questi due pilastri, sostenuti dalle istituzioni come la Comunità Europea, si contrappongono all’economia lineare tradizionale, che segue il percorso “estrarre, produrre, consumare e smaltire”, e che si basa su un accesso disinvolto a grandi quantità di risorse naturali ed energia, spesso a basso costo e senza alcuna precauzione nei confronti dell’ambiente.

In questo nuovo paradigma, le apparecchiature tecnologiche (computer, elettrodomestici, pannelli solari, lampadine e così via) hanno un peso cruciale, perché l’innovazione e l’incremento dei consumi portano in dote l’obsolescenza e un turnover sfrenato dei dispositivi utilizzati, con il risultato di accumulare milioni di tonnellate di RAEE (Rifiuti Elettrici ed Elettronici). Grazie all’economia circolare, invece, questi scarti non devono più essere considerati come un problema, ma diventano una risorsa importante. Se gestiti correttamente e da personale competente e autorizzato, infatti, i RAEE possono contribuire alla circolarità attraverso il riuso o il disassemblaggio dei dispositivi finalizzato al riciclaggio e recupero delle materie prime preziose contenute nelle apparecchiature stesse.

La differenza fra economia circolare e lineare

L’economia lineare è il modello economico più diffuso e tradizionale, sul quale si sono basate tutte le filiere industriali per lungo tempo. Il suo successo si spiega con la semplicità del processo: si prendono le risorse naturali (estrazione), si producono beni (produzione) che vengono utilizzati (consumo) e poi, una volta esaurita la loro funzione, si scartano (smaltimento). È un sistema che, pur essendo efficace, tende ad accumulare rifiuti e ad esaurire rapidamente le risorse.

L’economia circolare, invece, propone un approccio diverso e più sostenibile: invece di buttare via ciò che non serve più, questo modello cerca di “chiudere il cerchio”, dando un’ altra chance ai materiali e ai prodotti. L’idea è quella di prolungare il ciclo di vita dei beni attraverso riuso, riciclo e recupero, riducendo così gli sprechi e preservando le risorse naturali. In questo modo, tutto può essere riutilizzato, contribuendo a un’economia più responsabile verso il pianeta.

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I principi dell’economia circolare

Quando si parla di economia circolare, emerge il principio delle 3R: Ridurre, Riutilizzare e riciclare, ovvero l’insieme delle azioni concrete da adottare per agevolare la transizione dal sistema lineare a quello circolare.

Questo approccio trova una concreta attinenza nell’ambito dei RAEE. “Ridurre” significa migliorare l’efficienza nella produzione e nell’uso dei dispositivi elettronici, adottando materiali a basso impatto e diminuendo il volume degli scarti e delle risorse impiegate. “Riutilizzare” vuol dire estendere la vita utile dei RAEE tramite interventi di riparazione e riuso, evitando smaltimenti prematuri. “Riciclare”, infine, consente di trasformare gli apparecchi dismessi in materie prime seconde, come metalli, plastiche e vetro, riducendo rifiuti, inquinamento e sfruttamento di risorse naturali, generando al contempo benefici economici e occupazionali.

Il principio delle 3R si concretizza nei cinque pilastri dell’economia circolare, ovvero:

  1. Risorse sostenibili: utilizzare materiali rinnovabili o a basso impatto ambientale già in fase di progettazione, riducendo così l’impronta ecologica dei prodotti.
  2. Prodotto come servizio: privilegiare modelli che spostano l’acquisto del prodotto verso il suo utilizzo, come nel caso del noleggio o leasing di dispositivi elettronici, riducendo il consumo di risorse.
  3. Piattaforme di condivisione: incentivare la condivisione e il riutilizzo di prodotti tra più utenti, ad esempio attraverso piattaforme di scambio o noleggio, che riducono la domanda di nuove risorse.
  4. Estensione del ciclo di vita: allungare la vita utile dei prodotti, mantenendoli in uso più a lungo grazie a riparazioni e riutilizzo, esattamente in linea con la seconda delle 3R.
  5. Recupero e riciclo: valorizzare i materiali al termine del ciclo di vita dei prodotti, recuperando componenti e materie prime per ridurre i rifiuti e il consumo di nuove risorse.

In questo modo, le 3R si integrano con i pilastri dell’economia circolare, creando un sistema completo che massimizza l’efficienza delle risorse e il rispetto per l’ambiente.

Agenda 2030 e Obiettivo 12: verso un futuro sostenibile

L’economia circolare è strettamente legata agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (chiamati anche Goal) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, stilata nel 2015 dai 193 Stati membri. Tra questi diversi Goal, quello più verticale sul concetto di circolarità è l’Obiettivo 12, “Consumo e produzione responsabili“, che sottolinea l’importanza di ridurre lo spreco alimentare, migliorare la gestione dei rifiuti e ridurre l’impatto ambientale delle industrie, a partire dallo sfruttamento intensivo delle risorse.

In concreto, il Goal 12 promuove la sostenibilità in ogni fase del ciclo di vita di un prodotto, dalla sua produzione al suo smaltimento, lungo tutta la filiera coinvolta, affinché cittadini e imprese possano adottare uno stile di vita più rispettoso del pianeta.
Inoltre, un’economia più circolare può contribuire a raggiungere non solo questo obiettivo, ma anche quelli legati alla lotta contro il cambiamento climatico (Goal 13), alla riduzione della povertà (Goal 1) e alla promozione di un’occupazione dignitosa e sostenibile (Goal 8).

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I vantaggi dell’economia circolare

I benefici dell’economia circolare sono molteplici: innanzitutto, consente un uso più efficiente delle risorse, riducendo la domanda di materie prime e minimizzando la produzione di rifiuti. Questo, a sua volta, contiene l’impatto ambientale delle attività produttive, diminuendo le emissioni di CO₂ e il consumo di energia. Inoltre, l’adozione di buone pratiche circolari può portare a una significativa riduzione dei costi operativi delle aziende, grazie all’uso ponderato delle risorse e alla diminuzione delle spese legate allo smaltimento dei rifiuti. Dal punto di vista economico, l’implementazione di un modello circolare abbatte la dipendenza dai processi estrattivi, crea nuove opportunità di business (come ad esempio i servizi di noleggio o riparazione dei dispositivi elettronici e la vendita di prodotti ricondizionati), incentiva l’innovazione e rende le aziende più resilienti alle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime, creando un circolo virtuoso di valore.

Anche sul piano sociale il suo impatto è notevole, poiché incentiva la creazione di posti di lavoro green (professionisti specializzati nella riparazione di apparecchiature tecnologiche o elettrodomestici, rivenditori di prodotti usati e così via) e stimola un comportamento più consapevole nei consumatori, contribuendo a un miglioramento della qualità della salute pubblica, grazie alla riduzione delle emissioni inquinanti. Infine, l’adozione di un approccio circolare non solo garantisce la disponibilità di risorse per le generazioni future, ma incoraggia una maggiore consapevolezza ambientale, spingendo i cittadini a compiere scelte più sostenibili nella loro quotidianità e promuovendo collaborazioni fruttuose tra diversi settori e attori.

Esempi di economia circolare nelle aziende

Negli ultimi anni, diversi settori industriali stanno sperimentando soluzioni circolari per gestire meglio le risorse e governare con raziocinio lo smaltimento degli scarti di produzione. Ad esempio, nel campo della moda, alcuni brand internazionali adottano pratiche come il riciclo dei tessuti per confezionare nuovi capi di abbigliamento e accessori, partendo appunto da materiali riciclati. Nell’industria alimentare, l’utilizzo degli scarti agricoli per produrre biogas o fertilizzanti è un esempio di come i rifiuti possano diventare risorse per nuove applicazioni. Nel comparto del packaging si registra l’introduzione di imballaggi che prevedono il riuso multiplo, come i contenitori resi dai clienti. Significativo il contributo nella complessa filiera dei dispositivi tecnologici, dove operano sia imprese che erogano servizi di riparazione e rigenerazione sempre più performanti, sia aziende specializzate nella gestione dei RAEE, che recuperano i materiali preziosi per reintrodurli nel ciclo produttivo.
Infine, anche le città più virtuose hanno varato nuovi progetti di economia circolare, come l’implementazione di sistemi di raccolta differenziata avanzata, che trasformano i rifiuti urbani in materie prime per nuovi prodotti.

Progetti di economia circolare: il caso concreto di Dismeco

Un caso esemplare di applicazione dei principi dell’economia circolare è rappresentato da Dismeco, impresa bolognese fondata nel 1977 e prima in Italia a specializzarsi nel trattamento e recupero di rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE), nel pieno rispetto delle normative ambientali.
L’azienda, operativa in Emilia Romagna e iscritta all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali, si occupa di tutte le fasi della filiera, dalla raccolta dei dispositivi guasti od obsoleti al trasporto con automezzi certificati, dallo stoccaggio in ambienti protetti al trattamento, fino al disassemblaggio e alla valorizzazione dei materiali metallici e delle componenti riciclabili.
Per condividere la propria visione con il territorio e supportare la comunità di riferimento, Dismeco ha inoltre sviluppato numerosi progetti innovativi, come ad esempio il Progetto Utile, nato dalla collaborazione con diversi player pubblici e privati per rigenerare lavatrici dismesse e donarle a famiglie in difficoltà socio economica.

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Questa iniziativa non solo contribuisce alla riduzione dell’inquinamento, ma si inserisce coerentemente nel contesto dell’economia circolare, generando valore dalle risorse esistenti. Dismeco collabora, inoltre, con enti e imprese per diffondere la cultura del riuso e del riciclo e promuovere la consapevolezza ambientale e l’inclusione sociale, dimostrando con azioni concrete come sia possibile coniugare innovazione, sostenibilità e impegno.

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