Nel vasto panorama della gestione dei materiali di scarto, il Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER) è uno strumento cruciale per comprendere e classificare efficacemente tutti i prodotti destinati sia allo smaltimento che al recupero.
Introdotto dall’Unione Europea per risolvere le impellenti criticità ambientali, questo documento è organizzato in codici CER, ognuno dei quali permette di identificare i diversi tipi di rifiuti in base alla loro natura, provenienza e ai rischi connessi.
Vediamo in questo articolo il significato dei codici CER, a cosa servono, le loro categorie e in che situazioni sono richiesti, analizzando anche come contribuiscono a migliorare la gestione sostenibile dei rifiuti per promuovere e supportare pratiche ambientali responsabili.
Cosa si intende per codice CER?
I codici CER previsti dal Catalogo Europeo dei Rifiuti sono sequenze numeriche di sei cifre che racchiudono informazioni essenziali sulla tipologia di rifiuto, fornendo così una guida preziosa per gli operatori del settore e le organizzazioni preposte alla gestione ambientale. I codici sono composti da tre coppie di numeri:
● la prima indica il settore di provenienza;
● la seconda il tipo di lavorazione;
● la terza lo specifico rifiuto.
Il Catalogo Europeo dei Rifiuti previsto dalla disposizione europea è stato sancito da due provvedimenti ravvicinati: il Decreto Legislativo 3 aprile 152/2006, intitolato “Norme in materia ambientale” e il Decreto Ministeriale del Dicastero dell’Ambiente del 2 maggio 2006 (“Istituzione dell’elenco dei rifiuti”).
I Codici CER sono elencati nell’Allegato D: questo documento, inizialmente contenuto nel Decreto 152/2006, è stato aggiornato nel 2021.
A cosa serve il codice CER?
Il codice CER rappresenta un pilastro fondamentale nella gestione dei rifiuti a livello europeo, perché fornisce una base comune per la corretta comunicazione e scambio di informazioni tra gli attori coinvolti come produttori, trasportatori, gestori dei rifiuti e autorità di regolamentazione.
Oltre alla sua funzione di identificazione, il codice CER è utilizzato per monitorare l’intero processo di gestione dei rifiuti, dalla generazione al trattamento o al recupero. Questo tracciamento accurato consente alle autorità di valutare la quantità e il tipo di rifiuti prodotti e gestiti, fornendo dati cruciali per lo sviluppo e l’attuazione delle politiche ambientali.
Inoltre, costituisce spesso la base per la regolamentazione e la legislazione ambientale in diversi paesi della Comunità Europea e non solo. In questo senso, le normative possono fare riferimento ai codici CER per definire i requisiti relativi alla gestione dei rifiuti, assicurando un trattamento sicuro e adeguato e prevenendo danni all’ambiente e alla salute delle persone.
Per assolvere a tutte queste funzioni, il codice CER va inserito nel Formulario di Identificazione dei Rifiuti (FIR), ovvero il documento da compilare per la gestione dei rifiuti, che è obbligatorio per la corretta procedura di smaltimento di RAEE per le aziende pubbliche o private.
Che differenza c’è tra il codice EER e il codice CER?
Proprio come il codice CER, anche il codice EER (Elenco Europeo dei Rifiuti) è un sistema di classificazione utilizzato per identificare e categorizzare i rifiuti, ma si differenzia dal primo per l’origine e l’ambito di applicazione.
Il Codice Europeo dei Rifiuti (CER), come abbiamo visto, è stato introdotto dall’Unione Europea ed è utilizzato principalmente per scopi normativi, per monitorare e regolare la gestione dei rifiuti all’interno dell’UE e nei paesi che adottano leggi simili.
L’Elenco Europeo dei Rifiuti (EER), invece, è un sistema di classificazione sviluppato dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e viene utilizzato principalmente a livello internazionale.
Il Decreto Legge 77/2021, riferito alla governance per il PNRR, ha uniformato la disciplina e pertanto in Italia si utilizza il codice EER, precedentemente chiamato codice CER.
Quali sono le macro categorie del Catalogo Europeo dei Rifiuti?
Per facilitare la classificazione degli scarti e renderla univoca, il Catalogo Europeo dei Rifiuti è organizzato in 20 capitoli, che individuano la fonte del prodotto residuo (come le attività agricole, per esempio) o la categoria omogenea del rifiuto (come gli oli esausti).
I capitoli, anche detti macro categorie, sono i seguenti:
● 01: Rifiuti derivanti dalla prospezione, l’estrazione, il trattamento e l’ulteriore lavorazione di minerali e materiali di cava;
● 02: Rifiuti provenienti da produzione, trattamento e preparazione di alimenti in agricoltura, orticoltura, caccia, pesca ed acquacoltura;
● 03: Rifiuti della lavorazione del legno e della produzione di carta, polpa, cartone, pannelli e mobili;
● 04: Rifiuti della produzione conciaria e tessile;
● 05: Rifiuti della raffinazione del petrolio, purificazione del gas naturale e trattamento pirolitico del carbone;
● 06: Rifiuti da processi chimici inorganici;
● 07: Rifiuti da processi chimici organici
● 08: Rifiuti da produzione, formulazione, fornitura ed uso (PFFU) di rivestimenti (pitture, vernici e smalti vetrati), sigillanti, e inchiostri per stampa
● 09: Rifiuti dell’industria fotografica;
● 10: Rifiuti inorganici provenienti da processi termici;
● 11: Rifiuti inorganici contenenti metalli provenienti dal trattamento e ricopertura di metalli; idrometallurgia non ferrosa;
● 12: Rifiuti di lavorazione e di trattamento superficiale di metalli, e plastica
● 13: Oli esausti (tranne gli oli commestibili);
● 14: Rifiuti di sostanze organiche utilizzate come solventi;
● 15: Imballaggi, assorbenti; stracci, materiali filtranti e indumenti protettivi (non specificati altrimenti);
● 16: Rifiuti non specificati altrimenti nel Catalogo;
● 17: Rifiuti di costruzioni e demolizioni (compresa la costruzione di strade)
● 18: Rifiuti di ricerca medica e veterinaria (tranne i rifiuti di cucina e di ristorazione che non derivino direttamente da luoghi di cura);
● 19: Rifiuti da impianti di trattamento rifiuti, impianti di trattamento acque reflue fuori sito e industrie dell’acqua;
● 20: Rifiuti solidi urbani ed assimilabili da commercio, industria ed istituzioni inclusi i rifiuti della raccolta differenziata.
Il capitolo viene riportato nella prima coppia di cifre che compongono il codice CER (01, 02, 03…).
Le due cifre successive, relative al sottocapitolo, precisano il processo produttivo che ha generato il rifiuto all’interno dell’attività indicata dal capitolo. I sottocapitoli, o sottoclassi, sono 111.
Le ultime due cifre menzionano il rifiuto vero e proprio: sono presenti più di 800 nomi (come trasformatori, apparecchiature fuori uso, ecc).
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I rifiuti pericolosi nel CER
Una importante distinzione contenuta nel CER riguarda quella tra rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi. I primi hanno caratteristiche che li rendono potenzialmente dannosi per la salute umana o per l’ambiente, come tossicità, infiammabilità, corrosività, reattività o altre proprietà che possono causare danni se non gestite correttamente. I rifiuti pericolosi, accompagnati nella descrizione da un asterisco e sono distinti in 14 classi, indicate con la voce “HP”, ciascuna delle quali spiega il rischio che si corre maneggiando quel materiale (esplosivo, infiammabile, cancerogeno, ecotossico ecc). Rientrano in questo gruppo le batterie, gli accumulatori, le vernici, gli oli esausti nonché gli scarti che provengono da apparecchiature elettriche ed elettroniche quando contengono componenti pericolose, come metalli pesanti, mercurio, schiume isolanti e gas.
Tabella delle classi di pericolosità per i codici CER
● HP 1 Esplosivo
● HP 2 Comburente
● HP 3 Infiammabile
● HP 4 Irritante – Irritazione cutanea e lesioni oculari
● HP 5 Tossicità specifica per organi bersaglio (STOT)/ Tossicità in caso di respirazione
● HP 6 Tossicità acuta
● HP 7 Cancerogeno
● HP 8 Corrosivo
● HP 9 Infettivo
● HP 10 Tossico per la riproduzione
● HP 11 Mutageno
● HP 12 Liberazione di gas a tossicità acuta
● HP 13 Sensibilizzante
● HP 14 Ecotossico
● HP 15 Rifiuto che non possiede direttamente una delle caratteristiche di pericolo citate, ma può manifestarla successivamente.
Codici CER per rifiuti non pericolosi
I rifiuti non pericolosi si distinguono da quelli pericolosi in quanto non contengono sostanze nocive e non presentano l’asterisco nel codice CER. Tuttavia, la normativa richiede al produttore di rifiuti non pericolosi di seguire una serie di regole che disciplinano la loro gestione, il recupero o lo smaltimento.
La classificazione dei rifiuti, infatti, non dipende esclusivamente dalla loro pericolosità, ma anche dalla loro origine. A questo proposito, si distingue tra rifiuti urbani e rifiuti speciali. Per quanto riguarda i rifiuti non pericolosi, questi possono appartenere sia alla categoria urbana sia a quella speciale. Tra i primi rientrano, ad esempio, quelli derivanti dalla manutenzione del verde pubblico.
La categoria dei rifiuti speciali non pericolosi comprende diverse tipologie, come i rifiuti industriali o i rottami metallici.
Anche i rifiuti RAEE rientrano fra i rifiuti speciali e possono essere classificati come pericolosi o non pericolosi. Vediamo nel dettaglio i loro codici CER.
Quali sono i codici CER dei RAEE?
I rifiuti tecnologici, detti RAEE, provengono da apparecchiature elettriche ed elettroniche dismesse come computer, telefoni, stampanti, elettrodomestici, strumenti di illuminazione e altro ancora.
Questa categoria richiede una gestione specifica per garantire il corretto smaltimento e il riciclo e il recupero delle risorse, al fine di prevenire impatti negativi sull’ambiente e sulla salute umana. Pertanto, vengono regolamentati da normative RAEE che ne disciplinano la raccolta e il trattamento.
I codici CER dei RAEE professionali rivestono un ruolo chiave per l’adeguato smaltimento dei rifiuti elettrici che aziende, enti e associazioni dismettono quando si rompono o diventano obsoleti.
Le attrezzature fuori uso, purché non pericolose come computer, stampanti, telefoni e server, sono inserite nel capitolo 16 (“Rifiuti non specificati nel catalogo”), sottocategoria 20 e tipologia 14, pertanto il codice CER di riferimento è 162014.
Alcuni rottami di apparecchiature d’ufficio, tuttavia, sono considerati pericolosi perché contengono piombo, rame, ottone, bronzo, zinco o altri metalli pesanti, assai diffusi nella componentistica elettronica: in questo caso, il codice CER di riferimento adeguato è il 160213*. Appartengono a questa categoria i PC portatili, i monitor, i toner, le batterie, i condizionatori e le sorgenti luminose che contengono elementi inquinanti (ad esempio, le lampade a vapori di sodio ad alta pressione e lampade ad alogenuri metallici).
Anche i frigoriferi e i minibar utilizzati nelle sale comuni delle aziende includono sostanze potenzialmente nocive, quindi vanno dismessi separatamente dai RAEE non pericolosi e richiedono un codice CER differente.
La pericolosità dei RAEE si manifesta in caso di eventuali perdite di sostanze pericolose. Per questo, prima del trattamento presso impianti specializzati e autorizzati, questi rifiuti vengono sottoposti a un processo di trattamento per rimuovere tutte le componenti pericolose. Tra loro vi sono condensatori contenenti PCB (Printed Circuit Board, ovvero componente elettronica che utilizza conduttori di rame), gas ozono dannosi, componenti con mercurio, batterie e toner. Questo processo facilita il recupero dei materiali per essere riutilizzati in nuovi cicli produttivi.
In ultimo, i RAEE possono essere classificati nel capitolo 20 (“Rifiuti urbani”), quando non rientrano nelle voci precedenti: in questo caso, il codice CER è il 200136.
Chi deve inserire il codice CER?
La corretta assegnazione del codice CER è il prerequisito per la classificazione dei rifiuti. Spetta al produttore di rifiuti questa responsabilità legale; tuttavia, spesso il produttore non dispone delle risorse necessarie per effettuare questa classificazione internamente e quindi si affida a terzi, come consulenti ambientali, trasportatori o ditte specializzate nello smaltimento, come Dismeco.
La procedura per assegnare correttamente i codici CER ai rifiuti è definita nell’Allegato D del Decreto Legislativo 152/2006. In sintesi, si deve prima individuare il processo produttivo da cui si origina il rifiuto, quindi la fase specifica della produzione e infine caratterizzare il rifiuto per identificarne la descrizione specifica e assegnare le cifre corrispondenti.
Dismeco, il supporto per le aziende nella gestione dei rifiuti RAEE
Assegnare un codice CER sbagliato può comportare un processo di trattamento e smaltimento errato. Inoltre, se un rifiuto pericoloso non è identificato come tale, può causare sanzioni gravi, anche penali.
Considerata la complessità della materia, quando si tratta di smaltire i propri rifiuti è quanto mai opportuno per le aziende affidarsi a una realtà qualificata e competente, come Dismeco. Nata a Bologna nel 1977, si pone come punto di riferimento per le imprese in Emilia-Romagna attraverso la gestione completa del “fine vita” dei rifiuti elettrici ed elettronici.
Ha tracciato la strada in Italia per lo smaltimento e il trattamento dei rifiuti RAEE, affrontando ogni giorno nel concreto i temi che oggi rientrano nel concetto di sostenibilità attraverso pratiche e tecnologie per ridurre l’impatto ambientale degli scarti.
La missione di Dismeco, infatti, va oltre lo smaltimento: con i suoi servizi a supporto delle imprese, l’azienda si impegna quotidianamente a massimizzare il recupero di materiali a partire dalla vastità dei rifiuti hi-tech, utilizzando metodologie all’avanguardia e green.
Nel Borgo Ecologico, un’area di oltre 40000 mq a Marzabotto (Bologna), la realtà emiliana trasforma i rifiuti in risorse per reinserirli nei cicli produttivi: questo permette anche di creare nuove opportunità economiche e occupazionali.
L’obiettivo è accompagnare al meglio la trasformazione verso un’economia più verde e circolare, che promuova una cultura del riciclo e crei nuove opportunità di lavoro, realizzando la sostenibilità in tutte le sue accezioni: ambientale, sociale, economica.
In questo senso, Dismeco sostiene attivamente iniziative educative e collabora con enti pubblici e privati per sviluppare progetti innovativi che diffondono la consapevolezza ambientale e incoraggiano comportamenti responsabili.
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