I distributori automatici rappresentano una presenza diffusa e quasi indispensabile in molti ambienti lavorativi (uffici, scuole, palestre, ospedali, centri commerciali…), offrendo una vasta gamma di prodotti come snack, bevande e cura della persona. Tuttavia, quando questi dispositivi si guastano e non sono riparabili o diventano obsoleti, si pone il problema del loro smaltimento. Essendo infatti classificati come RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), è fondamentale gestirli in conformità alla normativa vigente, per evitare di disperdere nell’ambiente le parti inquinanti.
Vediamo quali sono gli step richiesti alle aziende e alle amministrazioni che devono dismettere queste ingombranti tecnologie.

Cosa prevede la normativa per lo smaltimento dei distributori automatici
I distributori automatici sono apparecchiature elettroniche progettate per erogare prodotti di varia natura e generi di consumo senza l’intervento diretto del personale. Al loro interno contengono componenti elettriche ed elettroniche come schede di controllo, sistemi di pagamento automatico, circuiti, compressori e resistenze per la misurazione della temperatura. Questo li rende assimilabili ai RAEE, definiti dalla normativa vigente come qualsiasi apparecchiatura che dipende da correnti elettriche o campi elettromagnetici per funzionare.
In particolare, secondo la direttiva europea 2012/19/UE e il D.Lgs. 49/2014, i distributori automatici sono esplicitamente inclusi nella categoria dei RAEE. Ciò comporta l’obbligo per le aziende di gestire correttamente questi rifiuti al termine del loro utilizzo per prevenire danni ambientali, trattare adeguatamente le parti nocive e recuperare materiali preziosi. Non solo, queste apparecchiature sono costruite con plastiche e metalli che possono essere disassemblati e destinati al riciclo, per rientrare a pieno titolo nel circuito produttivo e contribuire significativamente agli obiettivi dell’economia circolare.
Cosa è necessario per smaltire i RAEE professionali: il codice EER e il FIR
Lo smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici, incluso quello dei distributori automatici, è regolamentato da norme rigorose che ne garantiscono la tracciabilità e il corretto trattamento. Innanzitutto, ogni RAEE deve essere classificato con un codice EER (contenuto nel Catalogo Europeo dei Rifiuti), il sistema utilizzato per identificare ogni scarto e definire la sua corretta procedura di smaltimento. Per i distributori automatici, il codice più comunemente applicabile è il 16.02.14, previsto per le apparecchiature fuori uso e non pericolose, che possono essere trattate in modo standard.
Il Codice va poi inserito nel Formulario di Identificazione dei Rifiuti (FIR), il documento di circolazione che certifica la tracciabilità del rifiuto, un adempimento obbligatorio affinché i singoli scarti – in questo caso i distributori automatici – vengano conferiti negli appositi impianti di stoccaggio e smaltimento a seguito della raccolta.
Per assicurarsi che l’intero processo avvenga a termini di legge e in totale sicurezza, è indispensabile che le aziende si rivolgano a ditte specializzate iscritte all’Albo dei Gestori Ambientali: solo queste realtà, infatti, possono occuparsi della raccolta, del trasporto e dello smaltimento dei RAEE nel pieno rispetto della normativa europea.

Smaltimento dei distributori automatici: a chi affidarsi?
Quando si parla dello smaltimento dei distributori automatici a fine vita, non si può pertanto ignorare l’importanza di un trattamento specializzato e conforme alla legge per proteggere l’ambiente e la salute pubblica, nonché per evitare sanzioni, esattamente come accade per gli altri RAEE. Pensiamo, ad esempio, ai condizionatori, il cui smaltimento corretto implica la gestione di gas refrigeranti e materiali metallici, o ai computer aziendali e alle stampanti, che contengono componenti critiche recuperabili attraverso un trattamento accurato. Anche i pannelli fotovoltaici e i frigoriferi aziendali dismessi rappresentano una sfida, ma offrono l’opportunità di maneggiare in sicurezza vetro, sostanze chimiche e metalli preziosi. Per le imprese, affidarsi a esperti nella gestione dei RAEE significa contribuire attivamente a un modello di economia circolare, oltre a rispettare la legge.
Risponde a questa necessità Dismeco, prima realtà italiana a occuparsi della gestione dei RAEE. Con sede a Marzabotto (Bologna) e operativa in Emilia-Romagna dal 1977, Dismeco garantisce un servizio completo per le aziende private e pubbliche di gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici che abbraccia tutte le fasi del processo: dalla raccolta in loco delle apparecchiature a fine vita al trasporto con mezzi certificati e personale autorizzato, dallo stoccaggio in ambienti protetti alla bonifica delle parti pericolose, fino al recupero e alla valorizzazione delle componenti riciclabili.
Tutte le attività di trattamento dei RAEE aziendali sopra indicate sono svolte da Dismeco senza intermediari o costi aggiuntivi, inclusa la compilazione del FIR. Il Formulario di Identificazione dei Rifiuti, infatti, può essere redatto direttamente dal trasportatore, ferma restando la responsabilità dell’impresa produttrice dello scarto di verificare accuratamente le informazioni inserite nel documento, prima di controfirmarlo.

Ma l’impegno di Dismeco per l’ambiente e le persone non si esaurisce qui.
Grazie a numerose iniziative collaterali, messe in campo in collaborazione con enti locali e istituzioni, l’azienda promuove anche progetti per la comunità e il territorio, sensibilizzando sull’importanza di una sana gestione dei rifiuti tecnologici. Tra queste, si distingue l’attività di impegno sociale “Utile” – che rigenera lavatrici dismesse per donarle a famiglie in condizione di fragilità economica e sociale.
Ecco perché affidarsi a Dismeco rappresenta la scelta ideale per tutte le imprese che desiderano agire in conformità alla normativa e, allo stesso tempo, contribuire in concreto e con le proprie azioni alla sostenibilità ambientale e sociale.
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