Smaltimento dei cavi elettrici aziendali: come farlo correttamente

Una volta rotti o non più utilizzabili, i cavi elettrici usati in ambito professionale non possono essere gettati tra i rifiuti indifferenziati, ma vanno smaltiti nel rispetto della normativa per evitare la dispersione dei materiali nocivi e favorire il riciclo. Si tratta, quindi, di una responsabilità nei confronti dell’ambiente, oltre che di un preciso obbligo di legge per le aziende pubbliche e private.

Vediamo dunque come e dove smaltire i cavi elettrici.

smaltimento cavi elettrici

Che tipo di rifiuto sono i cavi elettrici

I cavi elettrici rientrano nella categoria dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) poiché contengono elementi preziosi o potenzialmente inquinanti, come il  rame, l’alluminio e le leghe di piombo o di stagno che compongono i fili conduttori interni, oltre ai rivestimenti esterni di plastica, a loro volta riciclabili.

A titolo esemplificativo, appartengono alla categoria dei cavi elettrici comunemente utilizzati in azienda:

  • cavi di alimentazione: per trasportare corrente elettrica a macchinari e impianti;
  • cavi USB (Universal Serial Bus): per collegare e alimentare dispositivi elettronici (stampanti, scanner, mouse, tastiere, hard disk esterni, smartphone);
  • cavi multipolari: utilizzati in quadri elettrici e automazione;
  • cavi coassiali: per trasmissione di dati e segnali video, utilizzati ad esempio per collegare la TV all’antenna;
  • cavi LAN (Ethernet): per reti informatiche aziendali;
  • cavi telefonici: per impianti voce/dati;
  • cavi in fibra ottica: per trasmissione veloce di dati e connessioni internet;
  • cavi unipolari: per collegamenti interni in quadri elettrici o impianti civili;
  • cavi schermati: per protezione da interferenze elettromagnetiche (es. in ambienti industriali);
  • cavi di comando e segnale: per automazione, sensoristica e controllo;
  • cavi resistenti al fuoco / CPR: obbligatori in molti impianti secondo normativa europea.

In alcuni casi, peraltro, i cavi elettrici includono anche materiali pericolosi, come ritardanti di fiamma (ad esempio, PBDE) nelle plastiche, metalli pesanti come piombo, cadmio e mercurio, o additivi tossici nelle parti isolanti. Questi composti, se non gestiti correttamente, possono essere dannosi per l’ambiente e la salute umana.

Ecco perché, secondo la normativa vigente, sono soggetti a un percorso di smaltimento. In particolare, la direttiva europea 2012/19/UE e il D.lgs 49/2014 menzionano espressamente i cavi elettrici esterni fra le “componenti di rifiuti apparecchiature elettriche ed elettroniche” che richiedono un trattamento selettivo e la stessa gestione prevista per i RAEE aziendali

Le disposizioni introducono l’obbligo per le aziende e le amministrazioni di gestire lo smaltimento secondo alcuni passaggi: vediamo cosa occorre e come fare nel concreto. 

Cosa occorre per smaltire i fili elettrici

Il primo step riguarda la classificazione dello scarto, affidata al Codice EER (Elenco Europeo dei Rifiuti), lo strumento che permette di identificare il rifiuto e il conseguente trattamento. In particolare, i cavi elettrici richiedono i seguenti codici, a seconda della loro composizione:

  • 16 02 16: cavi rimossi da apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso;
  • 20 01 15: cavi elettrici non contenenti materiali pericolosi;
  • 20 01 36: cavi elettrici ed elettronici contenenti materiale pericoloso, come plastica con additivi tossici o metalli pesanti.

Tuttavia, il codice EER varia a seconda del contesto lavorativo. Infatti, se i cavi elettrici dismessi provengono da rifiuti di demolizioni, ristrutturazioni o costruzioni, si applica il codice 17 04 10 (se non contengono materiali pericolosi) o il 17 04 11 (se contengono materiali pericolosi).

La guaina – che costituisce la protezione esterna dei cavi ed è generalmente realizzata in PVC o altri materiali isolanti – viene smaltita insieme al cavo. Tuttavia, qualora venga separata, ad esempio per recuperare i metalli interni, potrà essere gestita come rifiuto plastico con codice EER che dipende dal materiale, dalla presenza di sostanze pericolose e dal contesto di provenienza del rifiuto. Ad esempio, per la guaina composta da plastica non pericolosa e riferita ad attività edilizie, il codice EER è il 17 02 03

Il codice va poi inserito nel Formulario di Identificazione dei Rifiuti (FIR), il documento che traccia il percorso degli scarti durante il loro trasporto e smaltimento, assicurando che vengano gestiti in modo sicuro. Questo processo è fondamentale per evitare che i rifiuti finiscano in discariche non autorizzate o vengano smaltiti in modo inadeguato. 

Gli altri documenti da ricordare per il corretto smaltimento dei rifiuti aziendali sono il MUD (Modello Unico di Dichiarazione Ambientale) e il RENTRI (Registro Elettronico Nazionale per la Tracciabilità dei Rifiuti).

Il riciclo dei cavi elettrici gioca dunque un ruolo cruciale nell’economia circolare, poiché consente di recuperare risorse preziose come rame, alluminio e plastica, riducendo la necessità di estrarre nuove materie prime. Questo non solo aiuta ad abbattere l’impatto ambientale legato all’estrazione e alla produzione di nuovi materiali, ma stimola anche l’occupazione nel settore del riciclo e della gestione dei rifiuti. Inoltre, il riutilizzo di questi materiali contribuisce a concludere il ciclo produttivo, riducendo i rifiuti e dando nuova vita ai materiali, che vengono reinseriti nel processo industriale.

Come e dove vanno smaltiti i cavi elettrici

Smaltire i cavi elettrici in modo corretto significa affidarsi a strutture adeguate e rispettare la normativa comunitaria e nazionale. Innanzitutto, come previsto per tutti i rifiuti tecnologici, questi scarti non devono essere gettati dai consumatori nei normali cassonetti della raccolta indifferenziata, ma vanno conferiti separatamente nelle isole ecologiche comunali, o consegnati presso i negozi che vendono apparecchi elettronici, i quali hanno l’obbligo di ritirare e avviare allo smaltimento i RAEE restituiti dai clienti.

Per le aziende e gli enti pubblici, la buona condotta di questa fase diventa ancora più cruciale, perché riguarda un gran numero di materiali da smaltire. Affidarsi a soggetti specializzati e iscritti all’Albo dei Gestori Ambientali è il primo passo per garantire il rispetto delle normative, assicurandosi che i cavi elettrici vengano trattati in modo ecologico ed evitare sanzioni.

Smaltimento dei cavi elettrici e dei RAEE aziendali: a chi affidarsi?

Quando si parla dello smaltimento dei cavi elettrici, non si può ignorare il loro legame con i numerosi dispositivi ai quali sono collegati: sono accessori indispensabili per tecnologie diffusissime come condizionatori, il cui smaltimento richiede una gestione attenta di gas refrigeranti e materiali metallici, o di computer aziendali, toner e stampanti. Lo stesso dicasi per i distributori automatici, i pannelli fotovoltaici e i frigoriferi aziendali, tanto ingombranti quanto delicati nella dismissione. Pertanto, è importante che le imprese e gli enti che li utilizzano si affidino a esperti certificati nella gestione dei RAEE. Risponde a queste esigenze Dismeco, specializzata nel trattamento e nel riciclo dei rifiuti elettronici ed elettrici. Fondata nel 1977 a Bologna e oggi operativa in tutta l’Emilia Romagna, l’azienda offre soluzioni efficienti e conformi alla legge per il trattamento di tutti i tipi di RAEE aziendali, compresi dunque i cavi elettrici. In particolare, Dismeco è autorizzata a smaltire i cavi con codice 160216, ossia quelli non pericolosi rimossi da RAEE fuori uso di qualunque natura, dimensione e stato di conservazione.

Con una lunga esperienza nel settore e prima azienda in Italia a occuparsi dei RAEE, Dismeco garantisce che il materiale raccolto venga smaltito correttamente, attraverso una procedura consolidata e autonoma: dalla raccolta dei rifiuti in loco al trasporto con mezzi e personale autorizzati, dallo stoccaggio in ambienti protetti al trattamento per rimuovere le parti pericolose, fino al disassemblaggio e alla valorizzazione, indispensabili per recuperare le materie prime e gli altri elementi riciclabili. 

Tutte queste fasi sono curate da Dismeco senza intermediari né costi aggiuntivi. Fra queste, è compresa la compilazione del FIR: il Formulario di identificazione dei Rifiuti, infatti, può essere redatto dal trasportatore, ferma restando la responsabilità dell’impresa produttrice dello scarto di verificare le informazioni inserite nel documento prima di controfirmarlo. 

Ma l’impegno di Dismeco per l’ambiente va ben oltre la gestione dei RAEE. L’azienda collabora con enti locali e istituzioni, con l’obiettivo di sensibilizzare sulla corretta gestione dei rifiuti tecnologici e promuovere progetti di valore per il territorio. Affidarsi a Dismeco significa compiere una scelta responsabile, che non solo rispetta le normative vigenti, ma contribuisce concretamente alla sostenibilità ambientale e sociale, supportando il benessere della comunità e del nostro pianeta.

 

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