Toner esauriti: guida allo smaltimento per le aziende

Ogni giorno stampanti, fax e fotocopiatrici lavorano senza sosta negli uffici, consumando quintali di toner. Ma cosa succede ai toner una volta esauriti? Spesso vengono accatastati nei mobiletti o gettati via senza la giusta attenzione, eppure lo smaltimento corretto di questi contenitori, ricchi di residui chimici, è fondamentale per evitare la dispersione dei materiali potenzialmente inquinanti e contenere l’impatto ambientale.
Pertanto, in questa guida vediamo come fare per una loro gestione sostenibile, quali sono le normative in vigore in materia di toner e le soluzioni disponibili per smaltirli correttamente.

Toner e cartucce: cosa sono e perché vanno gestiti con responsabilità

La differenza tra cartucce e toner è che le prime contengono inchiostro liquido, mentre il toner è composto da polvere finissima. Sebbene l’inchiostro abbia un costo inferiore, la sua durata è breve. Per le aziende che devono stampare volumi elevati di documenti, il toner risulta quindi la scelta più vantaggiosa in termini di efficienza e durata.
In particolare, il toner è una polvere composta da particelle di plastica, resine e pigmenti utilizzata nelle stampanti laser, nei fax e nelle fotocopiatrici per riprodurre testi e immagini sulla carta. È contenuto in una cartuccia e viene fuso e impresso sul supporto attraverso un processo di riscaldamento. Una volta esaurito il toner, questo contenitore non può essere smaltito come uno scarto domestico comune perché è considerato un rifiuto speciale. Le cartucce esauste, infatti, contengono materiali non biodegradabili (polimeri) e, in alcuni casi, residui chimici tossici come nichel, ferro e cromo che, se non trattati adeguatamente, possono nuocere alle persone che le maneggiano e all’ambiente. L’esposizione a queste sostanze può infatti provocare irritazioni agli occhi, della pelle e delle vie respiratorie, nonché, nei casi più gravi, malattie come l’asma, la bronchite e l’insufficienza respiratoria. Il toner, inoltre, è un materiale altamente infiammabile e può scatenare incendi o esplosioni se trattato in modo superficiale. Ecco perché il legislatore ha introdotto una serie di norme rigorose per lo smaltimento dei toner.

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Normativa sullo smaltimento dei toner esausti

Il Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006) stabilisce regole specifiche per il trattamento dei toner esausti – esattamente come accade per stampanti aziendali e fotocopiatrici – in quanto considerati rifiuti speciali. Questi materiali, infatti, rientrano nella categoria dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) e devono essere gestiti secondo le disposizioni previste per evitare contaminazioni ambientali, oltre a un impatto negativo sulla salute pubblica.
In particolare, il legislatore richiede che le cartucce vengano smaltite attraverso operatori autorizzati, che garantiscano il rispetto delle normative vigenti. È indispensabile, infatti, evitare di gettare questi serbatoi nei normali contenitori dei rifiuti, poiché ciò può inquinare gravemente il terreno e le falde acquifere con le sostanze tossiche residue. Per rinforzare la procedura, il Decreto Legislativo 4/2008 ha inoltre sancito il divieto per le discariche comunali di accettare i toner esausti prodotti da soggetti con Partita IVA.

Come smaltire i toner aziendali

Le modalità di smaltimento delle cartucce di toner differiscono innanzitutto tra uso domestico e uso professionale. Nel primo caso, gli utenti devono portarli presso i centri comunali di raccolta RAEE oppure le isole ecologiche, ma possono anche rivolgersi ai centri autorizzati, come negozi di elettronica o forniture per ufficio, che offrono servizi di raccolta ad hoc.
Alle aziende, invece, è richiesto un iter più stringente, affinché lo smaltimento sia ancora più sicuro e tracciabile. Questo per certificare non solo il rispetto delle normative, ma anche un impegno misurabile verso la sostenibilità. In particolare, la tracciabilità dei toner esausti è garantita dai codici CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti), che nel momento della raccolta classificano all’interno del FIR, il Formulario d’identificazione dei Rifiuti, ogni tipologia di scarto in base al suo livello di pericolosità. I toner non pericolosi sono identificati con il codice 08 03 18, mentre quelli che contengono sostanze pericolose sono registrati con il numero 08 03 17. Tale distinzione varia in funzione del processo produttivo del toner, informazione inserita nella scheda tecnica del prodotto, da consultare prima dello smaltimento. Questa differenza è fondamentale per garantire che il toner esausto segua un percorso corretto e tracciabile, fino alla destinazione finale in cui sarà lavorato da personale competente per riciclare le parti recuperabili.
Le conseguenze per le aziende che non rispettano l’iter normativo previsto per lo smaltimento corretto dei toner sono molto severe: si va da una sanzione amministrativa compresa fra 2.600 euro e 93.000 euro, al processo penale per i titolari di partita IVA e gli amministratori delegati, con una sospensione della carica fino a un anno, in caso di condanna.

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Lo smaltimento dei toner per la scuola

Le scuole pubbliche, private e di ogni ordine e grado rivestono un ruolo sociale molto importante nella tutela dell’ambiente, sia dal punto di vista degli ingenti volumi di scarto prodotti durante le lezioni e i laboratori (come carta, materiali di cancelleria, plastica e cartone), che per quanto riguarda l’aspetto educativo degli studenti e delle stesse famiglie. Per questi motivi, anche lo smaltimento dei toner utilizzati a scuola da stampanti e fotocopiatrici deve avvenire adottando le soluzioni delineate in precedenza e affidandosi sempre ad aziende specializzate nel trattamento e riciclo dei rifiuti speciali, che possono raccogliere le cartucce esauste direttamente presso gli edifici scolastici.
In questo modo, le scuole non solo contribuiscono con azioni concrete alla salvaguardia dell’ambiente, ma sensibilizzano le nuove generazioni sui temi della sostenibilità e del rispetto del pianeta.

Chi deve smaltire i toner?

Come anticipato, lo smaltimento dei toner deve avvenire esclusivamente tramite operatori autorizzati, iscritti all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali. Questi soggetti hanno il compito di gestire i toner esausti secondo le normative vigenti, assicurando che le sostanze pericolose vengano trattate in modo sicuro e che i materiali riciclabili siano recuperati. Le aziende specializzate offrono anche servizi che consentono di riutilizzare le cartucce vuote, riducendo così sensibilmente il volume di rifiuti generato dall’utilizzo di stampanti e fotocopiatrici. Le unità raccolte seguono dunque due tipologie di trattamento: il recupero, che prevede la pulizia e il riutilizzo di determinate componenti meccaniche della cartuccia; e la rigenerazione, mediante la quale il contenitore stesso può essere riutilizzato per la stampa.

Realtà in prima linea nel trattamento dei rifiuti tecnologici, Dismeco si occupa anche dello smaltimento di toner e cartucce. Fondata nel 1977 e operativa in Emilia Romagna, l’azienda di Marzabotto (Bologna) promuove pratiche di gestione responsabile dei RAEE attraverso processi autorizzati e certificati, dalla raccolta in loco al disassemblaggio e alla valorizzazione delle parti recuperate.
Inoltre, può guidare alla compilazione del FIR, documento necessario per lo smaltimento dei rifiuti tecnologici, senza intermediari né costi aggiuntivi.
Grazie alla sua pluriennale esperienza nello smaltimento dei rifiuti elettronici ed elettrici, infatti, Dismeco offre soluzioni innovative sia per lo smaltimento delle stampanti aziendali che per il corretto trattamento dei toner esausti, garantendo che questi materiali vengano lavorati in conformità con le normative vigenti e trasformati in risorse riutilizzabili.

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L’approccio proattivo e green di Dismeco al tema del rifiuto si declina anche in numerose attività e progetti per il territorio e la comunità di riferimento, che promuovono la consapevolezza ambientale e l’inclusione sociale. Un esempio è “Utile”, nato dalla collaborazione con diversi player pubblici e privati del territorio bolognese, che punta al recupero e alla rigenerazione di lavatrici dismesse, poi consegnate perfettamente funzionanti a persone in condizioni di fragilità sociale ed economica.

In questo modo, Dismeco non solo riduce attivamente l’impatto dei rifiuti, ma educa le imprese, gli enti e i cittadini sull’importanza di adottare pratiche di smaltimento responsabili.

Crediti immagine di copertina: Pixabay.com

 

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