Il 30 luglio 2024 è ufficialmente entrata in vigore la direttiva UE 2024/1799 del Parlamento Europeo e del Consiglio sulle regole che disciplinano la riparazione dei beni.
La notizia, ripresa ampiamente da molte testate tra cui Il Sole 24 Ore, è significativa perché la nuova disposizione fornisce i chiarimenti per fabbricanti e venditori sull’obbligo di riparare i beni di consumo; allo stesso tempo, incoraggia i consumatori a prolungare il ciclo di vita di un prodotto tecnologico attraverso la sua riparazione piuttosto che la sostituzione, per ridurre così i rifiuti e promuovere l’avanzamento verso un’Europa sostenibile e climaticamente neutra.
Ecco quali sono i beni interessati, le indicazioni principali e le tempistiche entro le quali i Paesi europei devono adeguarsi.

A quali prodotti si applica la direttiva UE
La norma riguarda le tecnologie considerate “beni di consumo” secondo la direttiva UE 771 del 2019. Pertanto, il diritto alla riparazione si applica a “qualsiasi bene mobile materiale” e a “qualsiasi bene mobile materiale che contenga o sia interconnesso con un contenuto digitale o un servizio digitale”.
I dettagli completi sono presenti nell’allegato II, ma emerge che sono inclusi:
- lavatrici per uso domestico e le lavasciuga biancheria per uso domestico;
- lavastoviglie per uso domestico;
- apparecchi di refrigerazione;
- display elettronici;
- apparecchiature di saldatura;
- aspirapolvere;
- server e prodotti di archiviazione dati;
- telefoni cellulari, telefoni cordless e tablet;
- asciugabiancheria per uso domestico;
- beni che incorporano batterie per mezzi di trasporto leggeri.
La lista si potrà ampliare in futuro, aggiungendo anche stampanti, cuffie stereo, computer portatili, ferri da stiro, tostapane e macchine per il caffè.
Ad ogni modo, questo cambiamento rappresenta l’inizio di un nuovo capitolo. Infatti, soprattutto se l’inconveniente di guasto capita dopo la scadenza della garanzia, il pensiero comune va all’acquisto di un prodotto nuovo, e non alla sua riparazione. Anche volendo, spesso ci si sente dire che riparare non è possibile perché costa troppo o i pezzi di ricambio non sono disponibili.
Grazie alle nuove regole, il diritto alla riparazione a costi ragionevoli sarà realtà.
Le nuove regole per la riparabilità e i tempi di attuazione
La nuova direttiva UE mira a semplificare, velocizzare e rendere più economico aggiustare i beni. I produttori, infatti, sono ora obbligati a effettuare riparazioni – sia per difetti che per usura – su tutti i prodotti tecnicamente riparabili secondo le normative europee, anche dopo la scadenza della garanzia legale di due anni.
I pezzi potranno essere inviati ai centri di assistenza di terze parti. Inoltre, se il consumatore opta per la riparazione invece della sostituzione, avrà diritto a un anno di garanzia supplementare sul prodotto.
I costi devono essere “ragionevoli” e comunicati al momento della consegna del dispositivo; se l’importo esatto non può essere determinato, deve comunque essere fornita una cifra massima. Per quanto concerne i tempi di riparazione, il dispositivo deve essere restituito entro 30 giorni dalla consegna. Inoltre, occorre offrire un prodotto sostitutivo durante il periodo necessario a completare la riparazione. Qualora la riparazione non sia fattibile, il produttore è tenuto a proporre al consumatore un prodotto ricondizionato come alternativa.

I produttori saranno tenuti a fornire ai consumatori informazioni dettagliate sui prodotti che devono riparare, utilizzando un modulo che esponga chiaramente condizioni e costi. Inoltre, entro il 31 luglio 2027 dovrà essere operativa una piattaforma europea, con sezioni nazionali, che permetterà ai consumatori di trovare riparatori, rivenditori di beni ricondizionati, acquirenti di prodotti difettosi e repair café.
Le regole per realizzare il diritto alla riparazione sono da recepire entro due anni: per adeguarsi il termine è il 31 luglio 2026.
Le indicazioni sono dirette principalmente ai produttori poiché, secondo i dati raccolti dalla Commissione europea, i cittadini europei perdono circa 12 miliardi di euro ogni anno per sostituire prodotti e dispositivi al posto che ripararli. Inoltre, lo smaltimento è molto inquinante, soprattutto se prematuro: consuma infatti 30 milioni di tonnellate di risorse e genera 35 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno.
Dismeco: la riparazione è già realtà grazie al Progetto “Utile”
Con l’entrata in vigore della direttiva UE 2024/1799, il diritto alla riparazione dei beni ha finalmente acquisito una base giuridica solida, promuovendo un’Europa più sostenibile e circolare. Questo obiettivo è già concretamente realizzato dal Progetto ‘Utile’ di Dismeco, che offre una seconda vita agli elettrodomestici dismessi attraverso la rigenerazione industriale.
Unico in Europa per la sua portata e innovazione, il Progetto ‘Utile’ non solo contribuisce alla riduzione dei rifiuti, ma fornisce anche supporto a persone in difficoltà economica e sociale. Solo nel 2023, sono state donate oltre 200 lavatrici rigenerate, dimostrando come sostenibilità ambientale e giustizia sociale possano integrarsi efficacemente.
Più in generale, l’intera attività di trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, di cui Dismeco si occupa quotidianamente, punta alla valorizzazione delle materie prime e delle componenti recuperabili in un’ottica di economia circolare concreta e tangibile.