Riparare è un diritto: il progetto Utile di Dismeco su La Repubblica Bologna

La Repubblica Bologna dedica un ampio articolo a Dismeco evidenziando il valore strategico della riparazione e l’importanza del contrasto all’obsolescenza programmata dei prodotti. Concetti nei quali crediamo fermamente, e che cerchiamo di applicare ogni giorno nel nostro operato.

I riflettori de La Repubblica Bologna non si sono accesi casualmente su Dismeco: un recente Eurobarometro ha mostrato che il 77% dei consumatori europei preferirebbe poter riparare i propri beni malfunzionanti, piuttosto che acquistarne di nuovi. I prodotti scartati sono spesso beni validi che possono essere riparati, ma vengono gettati via prematuramente. Questo spreco si può quantificare ogni anno in 35 milioni di tonnellate di rifiuti, 30 milioni di tonnellate di risorse e 261 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra nell’UE.

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L’articolo di La Repubblica Bologna

La seconda vita degli elettrodomestici: il Progetto Utile

In un contesto di questo tipo, non stupisce quindi che le attività che ci vedono impegnati quotidianamente possano suscitare un rinnovato interesse da parte degli organi di stampa.

L’intera attività di trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, di cui ci occupiamo quotidianamente, punta alla valorizzazione delle materie prime e delle componenti recuperabili, in un’ottica di economia circolare tangibile, che coniuga green economy e innovazione tecnologica.

E ancora, ideando e sviluppando il ‘Progetto Utile’ , unico in Europa per forme e contenuti, siamo concretamente impegnati nell’offrire una seconda vita agli elettrodomestici dismessi, rigenerandoli industrialmente – per poi donarli a persone in difficoltà economica o sociale.

Il Right to Repair Act americano e il ‘diritto alla riparazione’ europeo: il contesto di riferimento

Negli ultimi decenni, la sostituzione è stata spesso privilegiata rispetto alla riparazione quando i prodotti diventano difettosi o non vengono offerti incentivi sufficienti ai consumatori per riparare i loro beni quando la garanzia scade. 

Questa tendenza, incentivata da un sistema che invita costantemente al consumo, ha tuttavia ripercussioni estremamente negative sull’ambiente, che non si possono più sottovalutare.

La situazione negli Stati Uniti

In quest’ottica, oltreoceano si stanno già muovendo: lo stato della California ha recentemente promulgato una nuova legge – il Right to Repair Act – stabilendo un termine per la disponibilità di aggiornamenti, pezzi di ricambio, strumenti e documentazione per dispositivi elettronici con un prezzo superiore ai 100 dollari per un massimo di 7 anni dopo la loro data di produzione.

La legge interessa generalmente tutta l’elettronica di consumo, tra cui telefoni, laptop, grandi e piccoli elettrodomestici venduti in California dopo il 1° luglio 2021 e prevede sanzioni per le aziende inadempienti.

I primi passi in Europa

Allo stesso modo, il Parlamento Europeo sta lavorando da tempo ad una proposta che renderà più facile e conveniente per i consumatori riparare i prodotti piuttosto che sostituirli. La proposta introduce di fatto un nuovo “diritto alla riparazione” per i consumatori, sia all’interno che all’esterno della garanzia legale.

In particolare, il Parlamento Europeo intende introdurre nuove misure per promuovere e facilitare la riparazione e il riutilizzo, offrendo ai consumatori più opzioni, economiche e di facile accesso, per dare una seconda vita ai prodotti tecnicamente riparabili quando la garanzia legale è scaduta o quando il bene non è più funzionante a causa dell’usura. In questo modo, i consumatori potranno richiedere la riparazione ai produttori, per i prodotti che sono tecnicamente riparabili secondo la legislazione dell’UE. Garantendo così che i consumatori abbiano sempre una realtà di riferimento a cui rivolgersi quando vogliono di riparare i loro prodotti – oltre a stimolare i produttori a sviluppare modelli commerciali più sostenibili.

La proposta rientra nel più ampio obiettivo della Commissione europea di diventare il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Un obiettivo che può essere raggiunto solo se i consumatori e le imprese iniziano a consumare e a produrre in modo più sostenibile. In Italia, c’è tempo per adeguarsi fino al 2026.

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